L'eccidio di Limmari

seduta della Camera dei Deputati del 21 Novembre 1949

   


Per l'anniversario dell'eccidio consumato dai nazisti a Pietransieri.

CORBI.             Chiedo di parlare. .
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBI
.             Signor Presidente, onorevoli colleghi,
vogliate perdonarmi dei brevi istanti che sottrarrò ai lavori della Camera; ma debbo ricordare, nel suo sesto anniversario, il primo eccidio nazifascista, il primo sangue versato nella mia terra di Abruzzo, e forse in Italia, perché questa tornasse ad essere nostra, soltanto nostra, come allora tutti si sperava e si voleva.

Il 21 novembre 1943 sulla linea <<Gustav>>, che i tedeschi avevano approntato sul Sangro per impedire l'avanzata delle forze alleate, in un piccolo paese degli Abruzzi, Pietransieri, che guarda la Majella - un paesino di appena 450 abitanti a 1400 metri sul mare - quasi tutti gli uomini essendo lontani, parte in guerra, parte in prigionia, gran parte già rastrellati dai .tedeschi, erano rimaste soltanto le donne, i vecchi, i bambini. Una popolazione di montanari: pacifica per natura, povera per tradizione.

Dopo 1'8 settembre i tedeschi hanno dato l'ordine di sgomberare il paese, e gran parte degli abitanti si sono allontanati, a piedi, in un rigidissimo inverno, con la neve già alta, percorrendo oltre 40 chilometri, per raggiungere Sulmona, dove sperano di poter essere ospitati da qualche anima caritatevole; ma, la maggior parte, donne, bambini, vecchi, non possono abbandonare il paese; i bimbi sono troppo piccini, i vecchi non hanno forze e molti sono gli infermi: come, dove avventurarsi ? Si rifugiano allora (in tutto non superano i 130 abitanti) in un bosco lontano qualche chilometro dall'abitato. Qui vi sono alcune masserie ed essi vi si rifugiano, ospiti dei proprietari. Ma un giorno giungono i <<prodi>> paracadutisti di Goering e ritengono che anche questo paese debba essere cancellato dalla carta geografica a testimonianza della potenza, della grandezza del terzo Reich di Hitler. Sicché una mattina, la mattina 21 novembre 1943, i paracadutisti di Goering piombano su questo paese, incendiano, distruggono tutte le case e i pochi abitanti rimasti. E' trovata in una casa una vecchia paralitica di 70 anni, sola, che viene bruciata viva come una torcia insieme con la casa.

La tragica visita prosegue, casupola per casupola, e viene il turno di un'altra abitazione: qui trovano una giovane contadina di 28 anni, che chiede ad un ufficiale il permesso di portare via un sacco di farina da recare agli altri rifugiati nel bosco. L'ufficiale consente. Essa entra: la casa salta e con essa scompare questa giovane di 28 anni. .

La visita dei tedeschi prosegue ed arriva alla casa della signora D'Amico Olimpia Rosa, una inferma di 76 anni che da lungo tempo non può abbandonare il letto; essa non può alzarsi perchè non ne ha le forze. I tedeschi la uccidono a colpi di mitra sullo stesso letto sul quale ella già da tempo attendeva di finire i suoi giorni, ma non certo aveva pensato che potessero finire a quel modo.

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E' conclusa, ormai, l'impresa entro l'abitato. Ma gli eroi di Goering non sono soddisfatti. Essi raggiungono il bosco dove avevano trovato rifugio gli altri abitanti e visitano per prima la masseria dei coniugi Aloisio; sono due coniugi soli, Giovanni e Felicetta, che ospitano tale Ermelinda Di Virginio. I tedeschi mitragliano i tre innocui abitanti, poi spingono nella casa un asino carico di dinamite, gettano sul focolare una bomba a mano e la casa salta in aria.

 Ma non basta: la razza eletta di Hitler vuol dare prova di come sappia

maneggiare le armi: raduna tutti i rimasti, in massima parte donne, vecchi e bambini, davanti alla facciata di una masseria, la masseria detta <<Biondina>>; siamo all'ultimo atto. Fra questi abitanti sono 60 donne e 38 bambini al di sotto dei dieci anni. Gli altri sono giovanetti che non superano i 16; vi è, inoltre, qualche vecchio rimasto con le donne e bambini.

Tutti questi disgraziati sono schierati di fronte al muro; e non bastano il pianto dei

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bimbi, l'angoscia delle madri, non basta lo spettacolo terribile che offrono alcune famiglie - la famiglia, per esempio, Iarussi, composta dei genitori e di 8 figli di cui il più grande ha 12 anni ed il più piccolo appena tre mesi - non basta lo spettacolo di questa madre che cinge con le sue braccia tutti i suoi figli ai quali copre gli occhi perché non vedano; non basta che il padre si metta davanti alla sua famiglia per cercare di far schermo col suo corpo ai figli. Non basta tutto ciò per placare la furia teutonica. Non basta che la madre Macerelli cerchi di proteggere i suoi cinque figli che le si aggrappano alla gonna e le domandano perché, che cosa hanno fatto. La mitragliatrice crepita e cadono 122 donne, vecchi e bambini.

L'unica superstite di questo episodio, che è vergogna non solo di un esercito e di un popolo, ma dell'intera umanità, l'unica superstite, dicevo, è una bimba di sette anni la quale si e salvata, benché ferita in più parti del corpo, unicamente perché la madre che accanto a sé aveva altri 4 bambini già morti, l'ha coperta, trovando la forza per questo suo ultimo gesto di amore, con uno scialle, cosicché i tedeschi, nel dare i colpi di grazia, non si sono avveduti di quest'ultima piccola vita.

V'è una testimone di questa triste vicenda ed è la nonna di questa bimba; essa per un puro caso e riuscita a sottrarsi al macello. Immersa in un ruscello, essa ha assistito alla distruzione dei suoi nipoti, della sua famiglia,di tutti i suoi cari, di tutti gli abitanti del paese. Questa vecchia corre impazzita, va in un'altra masseria lontana e cerca aiuto. L'aiuto arriverà dopo un giorno e questa bimba, dissanguata ormai, rimasta in mezzo alla neve fra i cadaveri, dopo un giorno verrà raccolta da mani pietose e potrà essere salvata.

Ma non basta: chi ha visto questa scena sa che i tedeschi vollero dare ancora una prova: e cominciarono un terribile girotondo intorno al cumulo dei cadaveri, cantando e urlando bestiali parole.

Onorevoli colleghi, si conosce l'autore di questo crimine ? Si sa chi diede quest'ordine? Fu il colonnello Schulemburg, comandante delle forze tedesche residenti a Roccaraso. Questo colonnello e stato già denunciato molti anni addietro dal sindaco di Sulmona, ingegnere D'Eramo, il quale chiese agli alleati che quel nazista venisse ricercato e condannato come criminale di guerra. Gli alleati risposero, assicurarono il loro interessamento, ed anzi comunicarono al sindaco

che egli avrebbe dovuto comparire dinanzi alla corte di Klagenfurt per testimoniare, insieme con altri, quanto era a sua conoscenza. Ma questo processo non è ancora avvenuto, né sappiamo se questo criminale sia stato ancora raggiunto da una qualche giustizia.

A questa tremenda strage se ne aggiunsero altre di li a pochi giorni e, come per questo colonnello Schulemburg, voglio pregare che il Governo si ricordi di chiedere che anche il tenente Muller, carrista di Brema, che fucilava 34 bambini ad Ateleta, venga ricercato; che anche il maresciallo Hans Kram, prussiano, che distrusse e cosparse di sangue il piccolo paese di Pizzo Ferrato, venga ricercato e condannato.

A questi episodi, che furono i primi in terra di Abruzzo, altri ne seguirono, di pari ferocia. E' però nostro conforto, oggi, poter dire che il pianto di questi bambini non fu soffocato, dalle armi naziste, dal rumore delle mitragliatrici e dallo scoppio delle bombe; il pianto di questi bimbi echeggiò in quei giorni per la Majella, e rispose il Gran Sasso, rispose il Velino, e la terra di Aligi conobbe per la prima volta nella sua storia un nuovo canto:<<Fischia il vento e urla la bufera !>> E sorsero allora le bande: Conca di Sulmona, Majella, Marsica, Di Giovanni, Arnmazzalorso, Popoli, Orsini, Rodononte. E nuovo sangue fu versato, nuove vite furono distrutte, ma dal pastore, dal <<cafone>> di Abruzzo sorse un uomo sorse il partigiano.

Ho tenuto a rievocare l'eccidio di Pietransieri, a nome del mio gruppo e dei partigiani abruzzesi, affinché la nazione e il Paramento non lascino cadere nell'oblio quel sacrificio, quelle vittime, quel paese distrutto      (Generali applausi).

 

DELLI CASTELLI FILOMENA .   Chiedo di parlare. .
PRESIDENTE.                                 Ne ha facoltà.

DELLI CASTELLI FILOMENA .  A nome del gruppo della democrazia cristiana, mi associo alla commovente rievocazione del tristissimo episodio accaduto in terra di Abruzzo. L'episodio di Pietransieri rimarrà inciso nella nostra mente, e noi lo ricordiamo oggi più che mai perché questo sangue di veri innocenti, vecchi, donne, bambini, possa esserci di aiuto a detergere noi stessi e il nostro animo per questa Italia che giorno per giorno tende al rinnovamento e al suo avvenire, che certo non potrà mancare, dalle colpe inevitabili di cui tutti, siamo stati un po' responsabili; ma certo meno responsabili di queste colpe erano, appunto, quei vecchi,

 

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quelle donne, quei bimbi che in quel piccolo paese, forse, non si rendeva nemmeno conto tragedia che incombeva su loro.

I1 nostro forte popolo, che ha saputo durante la guerra trascinare sulle spalle il piccolo fagotto delle masserizie e, con esso, il dolore delle carni lacerate dai bombardamenti degli otto mesi di fronte, questo nostro popolo dico non ha oggi né odio, né vendetta nel cuore, ha semplicemente la speranza grande che da queste profonde radici alimentate dal sangue del sacrificio di vittime innocenti sorga veramente insieme con un nuovo Abruzzo una nuova Italia in un regime sinceramente democratico di serenità, di lavoro, di benessere per tutto il popolo.

Ed esso possa essere, nel ricordo di queste tristi giornate, teso ancora più alla conquista della pace, pace nel sacrificio, pace nella solidarietà, pace nella buona volontà di tutti, per la resurrezione della nostra terra. (Generali applausi).

PAOLUCCI         Chiedo di parlare. .
PRESIDENTE.   Ne ha facoltà.
PAOLUCCI
Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con profonda, incontenibile commozione, con un vero senso di angoscia che anch'io, abruzzese, rievoco l'orrendo eccidio di Pietransieri di cui ricorre oggi il sesto anniversario. Quell'episodio di ferocia belluina, che fa rabbrividire ogni umana coscienza e fa chiunque fremere di pietà e di sdegno - di sdegno per le 122 vittime innocenti e di sdegno per coloro che barbaramente le assassinarono - quell'episodio, dicevo, rimase inspiegabilmente avvolto per sei anni da un velo pesante e fitto di silenzio. Forse perché non si voleva che tutti sapessero che anche l'Abruzzo aveva in quella fossa orrenda immolato 122 dei figli migliori delle sue montagne ?

Ma a che pro indagare motivi di questo silenzio ?

Ci basta prendere atto che oggi quel silenzio è stato infine squarciato per l'iniziativa delle forze popolari: in Pietransieri è stata rievocata la strage ed oggi di quell'orrendo massacro si è anche parlato, e si parla, in quest'aula, onde tutti gli italiani sanno che le montagne d'Abruzzo hanno avuto quei 122 martiri.

Onorevoli colleghi, io non vorrei ripetere nessuno degli episodi terrificanti citati dall'onorevole Corbi, ma ve n'è uno, quello della povera bimba, Virginia Macerelli, salvata di sua madre agonizzante che aveva visto morire altri cinque suoi te-

-neri figli attorno a se, l'episodio terribile di quella bimba che, ferita gravemente, col braccio sinistro spezzato da un proiettile che le aveva trapassato anche la mammella sinistra, con le gambe forate da un'altra pallottola di mitra, quella povera bimba che rimane tutta la notte e tutto il giorno seguente in quella fossa piena di cadaveri accanto al cadavere di sua madre che l'aveva salvata coprendola col suo scialle di contadina, quell'episodio terribile non può, non deve essere mai dimenticato!

Forse il destino, forse Iddio ha voluto che quella bimba, unica superstite della trrenda carneficina, ne rendesse testimonianza al mondo intero !

Ed ora, onorevoli colleghi - possa o non possa far piacere -, debbo dire che all'orrendo crimine dei nazisti, dei paracadutisti della divisione <<Goering>> è seguita, e segue, oggi l'infamia dello stato d'abbandono in cui sono lasciati i congiunti delle vittime della strage.

Pensate che tutti hanno avuta la casa distrutta, che hanno perduto tutto, masserizie, mobili, attrezzi, indumenti, tutto, insomma: ebbene - come ieri io e l'onorevole Corbi abbiamo accertato sul posto - nessuno, dico nessuno, ha ricevuto finora il benché minimo acconto per il risarcimento dei danni di guerra. Nessuno ha avuto la pensione di guerra ! Quella bimba, ferita gravemente, per quanto da due anni sottoposta a visita medica da parte della commissione di Chieti, non ha avuto pensione alcuna. E quanti, quanti di quei superstiti ci hanno chiesto ieri indumenti per ripararsi dal freddo dell'inverno! Nessuno ricorda di quegli infelici che sono l'immagine vivente degli orrori della guerra! Ebbene, a nome del gruppo al quale appartengo, a nome di tutta la popolazione abruzzese, io chiedo che il Governo onori, ricordi i 122 martiri di Pietransieri, innalzando sul luogo dell'eccidio almeno una piccola stele che tramandi ai posteri, al cospetto delle montagne, .il sacrificio di quelle donne, di quei vecchi, di quei bambini !

I1 Governo provveda, poi, a fare tutto quanto è possibile perché siano ricercati e perseguiti come criminali di guerra gli autori della strage e provveda anche, attraverso i suoi organi competenti, perchè i congiunti dei martiri non siano costretti a quella vita d'inferno che hanno fatto finora e ricevano sussidi, aiuti, il risarcimento dei danni subiti, la pensione cui hanno diritto e tutto quanto ad essi è dovuto !

 

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Queste mie richieste sono suffragate da1 sacrificio di quei 122 martiri, dal sangue di tutti i morti della famiglia Iarussi: padre, madre, otto figli, un'intera famiglia sterminata !

Trattasi di provvedimenti di ordinaria, semplice, pedestre amministrazione. Noi non vi chiediamo provvedimenti eccezionali, ma provvedimenti contemplati da apposite, tassative disposizioni di legge. Reclama l'accoglimento di queste giuste, sacrosante richieste il sangue, anche e sopratutto, il sangue di Giancarlo Iarussi, della più tenera vittima della barbarie tedesca, quel piccolo fiore che era sbocciato alla vita da soli tre mesi! (Generali applausi).

CHIOSTERGI    Chiedo di parlare. .
PRESIDENTE.   Ne ha facoltà.
CHIOSTERGI 
 I1 nostro gruppo non ha, un deputato abruzzese, ma la direzione del partito mi ha incaricato di rappresentare questa regione nobilissima; umilmente devo riconoscere che, non conoscendo quanto è stato detto oggi qui con commosse parole - mentre conoscevo ciò che è avvenuto a Marzabotto e in altre regioni d'Italia - non posso che inchinarmi di fronte al lutto che ha colpito la terra d'Abruzzo a causa dell'infamia tedesca. Io non posso che dire che sarebbe opportuno ricordare spesso alla Camera e al  paese questi episodi dolorosi che, anche se conosciuti, sono purtroppo, spesso, facilmente dimenticati. E ciò non per mantenere vivo nel nostro cuore e nel paese la fiamma dell'odio e il desiderio di vendetta; ma perché il ricordo è un omaggio doveroso alle vittime e perché i1 ricordo ci può permettere di sperare che in avvenire possano a evitarsi infamie. simili.

Ci inchiniamo di fronte a queste vittime come a tutte le vittime che sono cadute per la liberazione dell'Italia. Noi non domandiamo nulla né al Governo, né ai nostri avversari! domandiamo soltanto che il popolo d'Italia ricordi e si inchini reverente di fronte a coloro che tutto hanno dato e che hanno sofferto l'indicibile. Noi desideriamo associarci alla commemorazione ed anche alle richieste che sono state fatte al Governo perché il Governo non deve dimenticare che queste vittime hanno un diritto verso di noi, verso la nazione; e che, non ricordando questo diritto, noi manchiamo a un nostro preciso dovere. (Generali applausi).

SIMONINI.        Chiedo di parlare.
PRESIDENTE.   Ne ha facoltà.
SIMONINI.
  Onorevoli colleghi, perché in un'occasione come questa dovrei anch'io

parlare a nome del mio gruppo ? Dico che qui in questo momento non vi sono dei gruppi, ma vi è una famiglia: quella dei rappresentanti del popolo italiano, che ricordano commossi coloro che sono stati qui oggi degnamente rievocati dall'onorevole Corbi.

Ogni giorno dell'anno ricorre il ricordo di stragi come quella che ha ricordato l'onorevole Corbi. E' stato troppo lungo il calvario del nostro paese: da coloro che sono stati qui ricordati, ai 336 delle Fosse Ardeatine, ai 2.000 di Marzabotto, alle molte decine di vittime della mia valle padana. Ad ogni angolo di strada vi sono stele: lapidi, monumenti eretti dalla carità del popolo italiano a ricordo di quelle vittime. A migliaia sono caduti gli innocenti sotto l'imperversare della barbarie che ha sconvolto, tutto il nostro. paese.

Purtroppo, per quanto grande sia la carità della patria, per quanto larghe siano le braccia dell'umanità del popolo italiano, non sempre si è potuto provvedere alla doverosa riparazione.

Questo dovrà essere fatto ! Io vorrei che ogni qual volta, qui e fuori di qui, si presenti l'occasione di ricordare queste povere vittime, un elemento nuovo si aggiungesse a consolidare la capacità di vivere tra noi come fratelli affinché, ricordando i morti, si possa ricostruire la nostra patria nell'amore e nella concordia (Generali applausi).

BELLAVISTA.    Chiedo di parlare. .
PRESIDENTE.   Ne ha facoltà.
BELLAVISTA.
 Mi associo alle nobili parole degli onorevoli Paolucci, Corbi e degli altri colleghi che mi hanno preceduto nella commossa rievocazione delle vittime della strage avvenuta nella generosa terra di Abruzzo; e mi associo alle specifiche richieste. Sia la patria riconoscente, memore che non vi è peggiore ingiustizia della tardiva giustizia, verso i superstiti.

Ma vorrei fare ancora una specifica richiesta all'onorevole Marazza, sulla cui fede antifascista a nessuno è lecito dubitare. Non vi è soltanto questo tardivo ricordo dello Strato nei confronti dei superstiti delle stragi, che offende; vi è una cosa più grave che, purtroppo, cresce ogni giorno e che chi ha sentimento di patria, chi ha carità di patria, chi soprattutto ricorda questi atroci episodi, non deve consentire che cresca oltre. E'di ieri l'altro, credo, una nauseante provocazione da parte di coloro che furono i mandanti e i complici primari delle stragi di Marzabotto, di quelle d'Abruzzo e di quelle avvenute durante la schiavitù nazifascista. Per questi nostalgici, camuffati con altre sigle (non ci

 

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interessa quali siano) vi sono disposizioni precise nella Costituzione: non si ponga indugio nella loro applicazione. Si faccia un'indagine, e col bisturi in mano si provveda ad estirpare il bubbone cancrenoso.

Non far ciò, è seppellire in un oblio vergognoso le vittime di quelle stragi e sarebbe un insulto inconcepibile alla democrazia italiana. (Generali applausi).

MARAZZA.        Sottos.egretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE.  
Ne ha facoltà.
MARAZZA.
   Sottos.egretario di Stato per l'interno. Le parole che sono state pronunciate mi hanno veramente commosso, ed io sento che in questo momento non mi è consentito parlare. Sono stato pregato dai miei colleghi di dire quanto il Governo sia sensibile a tutto ciò che qui è stato detto e come esso si proponga di venire incontro a tutte le richieste che sono state qui formulate. Però non so aggiungere altro.

Con quel cumulo di cadaveri innanzi agli occhi, col senso di tanta crudeltà, con l'angoscia di tanta innocenza soppressa io non so cosa rispondere a coloro che hanno qui parlato invocando dal Governo opera di giustizia, se non che giustizia sarà fatta. Non dubito che prima di oggi sarebbe stata fatta se queste richieste, oggi formulate, fossero state formulate in precedenza. Il mio Ministero non può essere imputato di insensibilità di fronte alle vittime della guerra. Il Governo intero non può essere imputato di insensibilità di fronte a tutte le rovine della guerra. Se il mio Ministero fra le migliaia e .migliaia, centinaia di migliaia di soccorsi che ha erogato ha dimenticato proprio i superstiti di Pietransieri, io non credo che la colpa sia soltanto sua; se il Governo tra tanti risarcimenti di danni non ha risarcito proprio i danni della vittime di Pietransieri, io non credo che la colpa sia soltanto sua. Comunque assicuro e prometto che quella parte di colpa che esso può avere sarà rimediata, e sarà rimediata a dovere.

Non aggiungo altro. L'onorevole Bellavista sa che ciò che egli ha affermato è anche nel mio cuore, come è nel cuore di tutti i veri italiani. (Generali applausi).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, io sono convinto, sono certo che le nobili, commosse parole che sono state qui pronunciate dagli onorevoli Corbi, Delli Castelli, Paolucci, Chiostergi, Simonini e Bellavista e, in rappresentanza del Governo, dall'onore vole Marazza, hanno espresso il pensiero e

lo stato d'animo non solo di questi egregi oratori, ma anche di tutta la Camera, senza eccezione alcuna. Io penso che qualsiasi ipotesi di dissenso suonerebbe ingiuria sanguinosa per quei colleghi ai quali un simile dissenso, palese o inespresso, ci si azzardasse di attribuire.

Indipendentemente dal prevalere oggi o domani di un partito o di un altro; indipendentemente dalla affermazione vittoriosa di una ideologia o di un'altra, non vi è paese, non vi è gente, che possa pretendere alla propria dignità politica, alla propria dignità umana, se non mantiene vivo, sincero, costante il culto per tutti i suoi figli che caddero vittime dell'oppressione e della tirannide.

A questo culto sempre vivo, sempre commosso, per le vittime deve accompagnarsi - non già per coltivare sentimenti di rancore, come osservava giustamente il collega Chiostergi, per aizzare degli odi, perchè rancore ed odio avviliscono sempre l'animo umano, quando non arrivano a corromperlo e a deturparlo - la memoria di tutto il male che è stato fatto, di tutte le lacrime che si sono fatte spargere, di tutte le rovine che si sono seminate nel nostro povero paese; in conseguenza - la realtà non va mai dimenticata - non di ideologie, non di principi ma di aberrazioni del pensiero, della coscienza e del sentimento.

Ebbene, onorevoli, colleghi, il ricordo di questi tristissimi episodi, di queste numerose e lagrimate vittime rimanga, con quello di quanti caddero combattendo per la libertà, sempre vivo negli animi di tutti gli italiani, ed è certamente nell'interesse non di un partito, o di un altro, ma del paese, della gente italiana, che anche ai giovani, anche ai ragazzi si insegni questa storia di ieri, e che i nostri libri scolastici consacrino anche la memoria di tutte queste povere vittime della lotta per la libertà.

(Vivi, generali applausi).