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DICembre 2008

 

I pifferari scendono dalle aspre e selvagge montagne degli Abruzzi per suonare i loro strumenti rustici dinnanzi alle immagini della Vergine. Indossano un’ampia cappa di panno scuro e portano il cappello a punta come i briganti.       ( H. Berlioz )

LE CIARAMELLE

Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;

L'atmosfera è, o meglio dovrebbe essere, quella natalizia.

Purtroppo la cronaca dei giorni appena trascorsi ci riporta ad una realtà, che in un vortice centrifugo di disumanità, disperde progressivamente il senso profondo del Natale.

Al di là delle certezze morali, alla religiosità di ciascuno di noi, che attengono strettamente, ed in piena libertà, alla spiritualità di ciascun essere umano, per contribuire a rivivere quantomeno in superficie il Natale della tradizione, proponiamo la cartolina sulla sinistra, accompagnata dalle sonorità di sottofondo.

Immagine dei primi  anni del '900, stereotipata  nella sua classica semplicità: gli zampognari.

La oleografia natalizia, complice la letteratura romantica dell'800,  ci propina l’immagine dello zampognaro, quale musicante di piazza, girovago dalla identità non ben delineata a mezza via tra il pastore ed il mendicante, in accordo con un consolidato  stereotipo tuttora diffuso.

suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

Nel 1832 il famoso musicista francese H. Berlioz, che durante il suo fugace soggiorno italiano a Roma e Napoli venne a conoscenza dei nostri zampognari, inserì nella sinfonia "Aroldo in Italia" l'aria individuata come:"Sérénade d’un Montagnard des Abruzzes à sa maîtresse", e ne lasciò la descrizione che abbiamo evidenziato nel box col il quale caratterizziamo questo mese di Dicembre.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;
che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.


Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;

<< L'arrivo degli zampognari dai monti, a metà Dicembre, era, e sia pure in misura minore lo è ancora, un particolarissimo annuncio  sonoro dell'imminente periodo Natalizio. ... Un suono da "organo dei poveri"  che Pascoli definisce con termini quanto mai felici ... >>.

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!

<< ... A volte si vorrebbe, ma non è possibile, tornare al tempo in cui, bambini e ragazzi, si era felici o si piangeva di cose che in realtà erano "di nulla", in confronto agli eventi e problemi ben più seri dell'età matura, quando ognuno di noi viene messo personalmente di fronte "al vero", quando le domande e la ricerca di un senso al proprio vivere diventano inderogabile ed esigono un altrettanto personale risposta, un confronto con la Fede ereditata dai padri, così come le concezioni filosofiche apprese .... in modo particolare con quella del determinato periodo storico in cui ci si trova a vivere.>>

Giovanni PASCOLI

 Dal sito "Orizzonti dello Spirito - Poesia e Vita" a cura di Egidio RIDOLFO s.j.