la Vaporiera sugli Altipiani

... e prima come si viaggiava ?

   

Il territorio degli Altipiani Maggiori d'Abruzzo presenta quattro sbocchi naturali verso i livelli più bassi, rappresentati verso sud dal valico di Roccaraso, e in direzione nord - nordest rispettivamente dalla gola di Barbatosa verso Rocca Valle Oscura (l'attuale Rocca Pia), il Quarto di S.Antonio verso Cansano, ed il Quarto di S. Chiara verso la "Forchetta di Palena" e la valle dell'Aventino (Maiella orientale) da un lato, e dall'altro verso Campo di Giove (Maiella occidentale).   Va da sé che tale posizione strategica abbia costituito da sempre il naturale canale di comunicazione tra la conca di Sulmona e la valle del Sangro.

La Storia ha poi lasciato vestigia della via Minucia o Numicia (il cui tracciato impegna ancora oggi studiosi e ricercatori) quale valida alternativa verso sud alla via Appia prima ed alla Stato Pontificio successivamente. La "via della Lana" ed i necessari correlati traffici commerciali verso Firenze richiedevano poi un sistema viario ben definito. Nella sezione Bibliografia troverete elencati a titolo esemplificativo quei testi che hanno trattato dell'asse viario che coinvolge il nostro territorio, e non certo esaustivo richiamando le opere coeve di Andrea Pigonati e Giuseppe Liberatore.

Un così importante asse viario venne percorso nei secoli utilizzando tutti i mezzi  a disposizione nel periodo. Il bassorilievo romano della transumanza ( I sec. a.C. ) conservato nel museo civico di Sulmona nel cui territorio venne rinvenuto, raffigura tra l'altro un carro da trasporto con le ruote di legno, monolitiche. 

S. Francesco e S. Chiara, che la tradizione popolare vuole pellegrini tenaci anche nella ns. zona, li immaginiamo utilizzare, il primo naturalmente il proprio cavallo per antonomasia ( .. i piedi ), mentre la seconda, al massimo il dorso di un somarello.

Somari, muli e cavalli per i più fortunati, furono per secoli i mezzi di locomozione più usati per il movimento delle persone, mentre per il trasporto dei carichi pesanti venivano affiancati, specie nel periodo invernale nelle salite più impervie, dai possenti buoi.

Nel 1814 venne approvata la costruzione della strada che attraversasse il Piano delle Cinque Miglia, su progetto del 1812, che successivamente vide termine nel 1820, dopo tre anni di lavori.   Questo permise il completamento della strada consolare che "da Terra di Lavoro s'inoltrava in Abruzzo, e terminava a S. Maria della Portella, precisamente presso il miglio 80 .. (sul Piano delle Cinque Miglia) ". 

Come evidenziò Franco Cercone, da questo punto " il cammino era indicato da

una traccia naturalmente fatta da ruote e da some,  la quale si rendeva invisibile per le erbe che la ricoprivano, e che dimenate da' venti facevano smarrire il tragitto a' viandanti".

Il completamento dell'intero percorso, conosciuto dagli anziani come via Consolare o Napoleonica nella tratta Pettorano - Rocca Pia, e via o Strada Borbonica nel tratto che saliva a Fontanella, incentivò un notevole traffico merci e passeggeri da e per Sulmona.

Istituita la linea postale " Messaggeria degli Abruzzi ", Ferdinando II di Borbone l'affidò in gestione alla famiglia Fiocca di Castel di Sangro  (nel 1824 e nel 1833 il sovrano vi soggiornò, ospite di don Giovanni Fiocca), e furono utilizzate carrozze all'avanguardia per la tecnologia dell'epoca.

L'orografia del territorio ed il tracciato della via, seppure realizzata con tecnica accorta, seguendo in molti tratti il naturale declivio della montagna, presentava difficoltà non secondarie nella stagione invernale alla percorrenza  delle vetture passeggeri, ed in alcuni tratti costantemente per i pesanti carri da trasporto merci.   Le pariglie dei cavalli venivano qui sostituite dai buoi, che in inverno venivano ferrati anch'essi per ottenere una aderenza più efficace su neve e ghiaccio.

Inoltre, per garantire la continuità del servizio nei mesi invernali, nel 1817 fu varata una risoluzione che prevedeva l'utilizzo di slitte trainate da buoi nel percorso tra Rocca Valle Oscura e Roccaraso.   Il toponimo "Bivio della Traglia", ai piedi della Costa Calda verso il Santuario della Portella, deve il suo nome proprio allo slittone, trainato da buoi che veniva utilizzato, a mo di arcaico spazzaneve, per tracciare nella alta coltre quel tratto di erta salita, e facilitare in tal modo il transito delle diligenze e dei carri. All'occorrenza i buoi agivano da "trattori" per aiutare lo sforzo  dei cavalli.

Né può mancare un accenno avventuroso  connesso alla diligenza, in analogia a quelle mitizzate nelle leggende del Far West.   Anche quelle che percorrevano il Piano delle Cinque Miglia furono oggetto delle "attenzioni" dei banditi che infestavano la zona, le cui gesta hanno trovato eco nelle cronache a cavallo degli anni dell'unità d'Italia .   

L'avvento della ferrovia segnò lentamente il declino di quello che venne definito " il periodo romantico " del sistema dei trasporti, anche se naturalmente le antiche società concessionarie cercassero in tutti i modi di ostacolarne inizialmente il transito per l'attuale percorso.  

Infatti appoggiarono  il progetto della linea Avezzano - Castel Di Sangro, sulla diramazione Roma- Pescara, pensando in tal modo di conservare la redditività della tratta Castel di Sangro - Roccaraso - Sulmona.    Ma le cose andarono diversamente.

Antonio Pantaleo ricorda la riduzione delle tariffe praticate da Luigi Fiocca, erede della società dei trasporti su diligenza menzionata in precedenza.  Guglielmo Magli riporta nel suo libro gli orari di percorrenza delle diligenze postali nella tratta Napoli - Sulmona, percorsi che erano effettuati il mercoledì, il sabato e la domenica.   I volantini dell'epoca evidenziano che, causa neve, le corse da Napoli si potevano concludere a Castel di Sangro o Roccaraso. Il percorso verso Sulmona proseguiva solo a cavallo.


     torna ad inizio pagina

la Vaporiera sugli Altipiani  

© COPYRIGHT.
 Le immagini presenti in questa pagina sono protette a norma di legge; necessaria specifica autorizzazione scritta dei proprietari per qualsivoglia utilizzo al di fuori del sito
rivisondoliantiqua.it.

Il volantino del 1° marzo 1880,  riportato dal Magli, evidenzia gli sconti proposti dall'impresa Fiocca, del 20% sulle linee interne e del 50% nella tratta da Sulmona a Caianello.  Inoltre la pubblicità si sofferma nell'esaltare le caratteristiche delle vetture "fatte costruire ad imitazione dei Tramways " con scompartimenti di 1^, 2^ e 3^ classe, come illustrato nell'immagine qui sopra.

Segue poi un dovizioso e puntiglioso raffronto economico, comparativo tra i costi di analoghi percorsi ferroviari e su diligenza, nelle tratte Solmona - Napoli ed Aquila Napoli.

Oggi, nell'epoca dell'automobile e delle autostrade, definiamo ormai "romantica"  l'epoca  della

Vaporiera sugli Altipiani.

Le immagini di questa pagina  inviateci  da un appassionato visitatore del sito, hanno richiesto un attento recupero grafico, poiché presentavano parti danneggiate da macchie d'inchiostro e muffe.

Evidenziato a fondo pagina riportiamo a completamento del testo, copia del volantino originale del 1° marzo 1880,

pubblicitario della linea gestita dall'impresa Fiocca di Castel di Sangro .  

La gratitudine di tutti noi è volta a  Gaetano, affezionato navigatore sulmontino.

A questo punto della trattazione non possiamo dimenticare "l'impegno che il Barone Giuseppe Andrea ANGELONI di Roccaraso dedicò anche allo sviluppo di una moderna ed efficace rete viaria nel nostro territorio, promuovendo la costruzione di una lunga variante sulla Via degli Abruzzi, divenuta successivamente la S.S. 17, tra Pettorano sul Gizio e Roccapia, completata nel 1881 per facilitare il trasferimento di uomini e merci in uno dei paesaggi più aspri dell'Appennino Abruzzese. All'epoca, la nuova arteria sostituiva con un moderno impianto stradale il tradizionale percorso dell'antico tratturo marsicano " [ da <LE FERROVIE nella società Abruzzese dell'Ottocento - L'impegno del Barone Giuseppe Andrea ANGELONI > di Dario RECUBINI ]

Completiamo questa sezione con un'immagine di fine Ottocento, riportata su tela, che raffigura la romantica diligenza della "Messaggeria degli Abruzzi", linea postale esercita per diversi anni dalla famiglia Fiocca di Caste di Sangro.    A noi piace scorgere nel cocchiere in cassetta il mitico Crocco, che continuò caparbiamente a condurre le pariglie dei cavalli, anche dopo l'amputazione delle prime due falangi di tutte le dita delle mani, congelate durante un'avventurosa traversata del Piano delle Cinquemiglia, squassato da una bufera di neve.  Nel suo ricordo desideriamo rendere omaggio a quanti, sui nostri altipiani, hanno tenacemente perseguito con umile determinazione il proprio lavoro quotidiano, permettendo lo sviluppo sociale ed economico di tutte le Comunità  delle nostre montagne.

 

Per evidenziare le difficoltà incontrate durante il viaggio dagli ardimentosi viaggiatori che, specie d'inverno si avventuravano in diligenza sulle nostre strade, riportiamo parte della descrizione del viaggio affrontato dallo studente Crisante Ranalli di Guardiagrele, che si reca a Napoli per gli studi universitari, testimoniata da una lettera inviata dal giovane al padre, nel gennaio del 1860:

" ( ... )  Ci rimettemmo alle ore undici in cammino, e verso le sedici arrivammo a Popoli, ove ci trattenemmo pochi minuti. Indi passammo a Sulmona ( ... ) Seguitammo innanzi, e dopo aver veduto così alla sfuggita molti paesetti, arrivammo verso le ore 21 alla terribile salita di Pettorano. Per trascinare in quest'erta la diligenza furono necessari dodici bovi, e vari muli. Fu superata alla fine, e sull'imbrunire entrammo nel piano delle cinque Miglia. Quivi la neve era molta, ed un freddo diabolico intirizziva tutte le membra. Dopo poche ore arrivammo a un luogo, ove la carrozza restò immobile entro la neve, non potendo andare né innanzi né indietro. Dopo vari sforzi riuscì, e via innanzi. Giungemmo indi a poco alla scesa terribile di Rivisondoli, la quale per sovrappiù era tutta un pezzo di gelo. Come non si rovesciò allora la diligenza fu un puro miracolo. ( ... ) " [ vedi in G. Sabatini, Le Ferrovie sull'Appennino Abruzzese, Provincia di L'Aquila 1995. p. 11]

 

      torna ad inizio pagina

la Vaporiera sugli Altipiani


Asini, muli e cavalli da sempre fedeli compagni delle fatiche delle  nostre genti, hanno costituito per secoli il "motore" che ha trascinato  non  solo  le  attività   agricole  del  nostro  paese,  ma  che  ha  contribuito  ad  alleviare  il   peso  del  lavoro  reso   ancor   più   duro  dall'orografia  del  nostro territorio.  Essi  hanno  inoltre  accelerato la  "comunicazione"  in  senso lato,  mitigando  l'isolamento  causato  dalle   distanze  e  dalle  condizioni   climatiche a volte estreme.  Ad essi riserviamo la  galleria fotografica che segue,  impreziosita  dalle  immagini delle carrozze,  delle bighe, dei carri,   delle some e di tutti quei manufatti  che servivano  ad alleviare anche la loro fatica, non disdegnando la comodità di noi umani.

La realizzazione di questa galleria è stata resa possibile dalla collaborazione degli amici dei siti di Fallo e  Morrone del Sannio, i quali hanno di buon  grado aderito alla nostra richiesta di aiuto per colmare la carenza di  immagini  specifiche  ambientate a Rivisondoli.

La prima immagine è quella di una biga, mezzo  di trasporto abbastanza diffuso nel nostro paese ed in quelli limitrofi.  Oltre a quella di "Amedè ru ciucciare",   ci  tornano alla memoria  quelle di Angiolino Gasbarri e del figlio di Ming (Domenico) Tamurre.  Quante  volte   noi ragazzi le osservavamo con ammirazione frammista a malcelato desiderio - d'altronde non erano poi le "fuoriserie" dell'epoca ??!!

 - Album Fotografico - 

.

Biga o biroccio

Sino agli anni '60 era ancora possibile incontrare qualche rara biga trainata da indomiti cavalli tenuti a bada con energia dai cocchieri. Ciò avveniva nei collegamenti tra le masserie situate nei Quarti di Pescocostanzo verso il Bosco di sant'Antonio, e sul piano delle Cinquemiglia nei collegamenti da e per l'agglomerato noto come "Shangai", insediato all'innesto della sterrata per la Montagna Spaccata.

Il ricordo personale non può non andare a "Peppina" la morella del mitico "Amedè ru ciucciare" (Amedeo Iarussi), maestro di vita e di saggezza paesana. Una cavalla sufficientemente autonoma, che conduceva il calesse, incurante degli strattoni alle briglie di noi ragazzi. Con quanto orgoglio passavamo sulla piazza, al piccolo trotto, per far risuonare gli zoccoli sul lastricato d'allora !!!

L'utilizzo dell'immagine è stato gentilmente autorizzato dall'amico Giovanni, webmaster del sito di Fallo, al quale esprimiamo la nostra gratitudine, anche a nome di tutti i visitatori del sito.

 

© COPYRIGHT.
 Le immagini presenti in questa pagina sono protette a norma di legge; necessaria specifica autorizzazione scritta dei proprietari per qualsivoglia utilizzo al di fuori del sito
rivisondoliantiqua.it.