...  il lavoro nei campi

In sottofondo possiamo farci accompagnare dalle note del brano

Grande Madre del Grano (Mauro Gioielli, Ivana Rufo)

del gruppo musicale Il Tratturo.

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La Voce di Rivisondoli

 

 

   Vincenzo      Costantina      Giuseppe      Ergomina

Questa magnifica istantanea, che riprende un momento di tranquilla vita bucolica, luminosa a sottolineare il grano maturo e pronto per la raccolta, non lascia (fortunatamente) presagire gli accadimenti che segneranno a breve la storia del nostro paese. Siamo infatti nell'agosto del 1943, e l'attenzione dei paesani è tutta  volta a racimolare le poche risorse disponibili per la sopravvivenza, ed il grano è una delle poche che sia possibile coltivare sulle nostre montagne.

Il somaro in alto, ripreso mentre è intento a brucare pigramente in tutta tranquillità, contrasta con la determinazione stampata sul volto di Costantina che impugna la "sarrecchia" con piglio all'apparenza corrucciato e volitivo (probabilmente non abituata alle fotografie, cerca solo di celare il proprio imbarazzo). Più rilassati, mentre abbozzano un timido sorriso sono la ragazza con il foulard chiaro (della quale purtroppo si è persa memoria), e Giuseppe  con la tipica tuta da lavoro, in jeans, modello "farmer americano over alls" (rivisondolizzato in "ovra olz").

A nome di tutti i visitatori del sito ringraziamo la generosità del bimbo sulla destra dell'immagine, sotto il grande borsalino chiaro, il quale ci ha fornito questa foto.

Ponendola in visione ai  navigatori del sito, offre  a tutti l'opportunità di non dimenticare  le comuni origini contadine, che forse oggi non costituiscono più il collante che aggregava, da sempre,  la nostra comunità paesana.

A quanto ci è dato sapere, il campo di grano era ubicato sul pendio di fronte la futura casa comunale,  subito dopo "la Madonnina" che da sempre ha rappresentato per i bambini del vicino asilo  un impegnativo traguardo  per l'offerta alla Madonna di un fiorellino di campo, da inserire in una della fessure della roccia.

Come segno tangibile della nostra riconoscenza dedichiamo questo capitolo d'introduzione alla pagina, a tua mamma Ergomina (la giovane ragazza subito alla tua destra), e .... a te Vincenzo, un caloroso, fraterno abbraccio. 

La località era conosciuta comunemente come "l'acqua zolfa" per via di una sorgente di acqua sulfurea presente sino agli anni '60. La sorgente venne arricchita di una fontana in pietra con un bel fregio marmoreo a conchiglia ed un delicato angioletto, proveniente probabilmente dalla chiesa di Santa Maria della Fonte, ed oggi custodito nella chiesa madre di S. Nicola.

 I personaggi della foto non sono i componenti di un'unica famiglia, ma come da usanza, si contribuiva in buon numero a collaborare per il completamento delle incombenze comuni a tutti, parenti e non ( la mietitura del grano, la falciatura dei prati, la raccolta del grano o del fieno, il rimessaggio di quest'ultimo nelle "cavute" o quello della legna nelle soffitte etc. etc.). Era un modo per scambiarsi o contraccambiare favori, e comunque una via di socializzazione per rinsaldare i valori parenterali o il senso d'appartenenza alla comunità paesana.


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La realtà agropastorale di Rivisondoli è andata via via trasformandosi  nel corso del tempo, caratterizzandosi sin dagli anni trenta causa la notevole flessione della pastorizia, nel mondo dai connotati non nettamente definiti della dura ed incerta agricoltura di alta montagna.

Accanto alle attività prevalentemente contadine, ogni famiglia realizzava una sorta di "diversificazione" delle magre economie di sostentamento, effettuando in proprio lavori accessori.

Questo è quanto evidenzia la foto a lato, "illuminata" dal sorriso di Maria.

La coppia Maria e Domenico, appartiene comunque ad un livello sociale non proprio marginale nel contesto di Rivisondoli. Essi potevano poggiare su una delle poche attività artigianali presenti nel nostro paese, di tradizione famigliare, ed oggi tra le poche ancora esistenti.  Ciò nonostante non potevano non integrare il loro impegno quotidiano con un'attività tipica della nostra terra: la raccolta della legna. E loro, fortunati, potevano disporre del cavallo e della biga per il trasporto  in paese.

Qualche navigatore, guardando questa immagine,  attingerà  sensazioni  e  stimoli  negli

Foto fruibile in rete grazie alla cortesia di Maria Assunta e della sig.ra Maria

angoli più riposti della propria nostalgia. Altri, i più giovani, la guarderanno forse incuriositi dal momento di vita rappresentato, non più usuale nel nostro paese. Lasciamo ciascuno alla proprie riflessioni, che cerchiamo di non influenzare con i nostri commenti. Ci piace però evidenziare, con piacere, alcuni aspetti: da un lato la tipica, genuina "spavalda" postura dell'indimenticabile Domenico, orgoglioso accanto al suo calesse. Dall'altra la mano che Maria poggia con tenero affetto sulla spalla del marito, quasi a cercarne sostegno, e comunque in segno di affettuoso legame. Siamo sul finire degli anni '60, e  Maria impersona appieno i canoni delle "bellezze" del periodo. Una " bella quatrara forte e fatiatora" , identità che lei non ha mai sminuito nel corso degli anni, corroborate dal sorriso sempre presente, e dalla voce squillante e stentorea.  Una bella  coppia davvero, certamente orgoglio  di figli e nipoti.

  

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