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 L'Emigrazione

Rivisondoli in cartolina

la Voce di Rivisondoli

 

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Cartoline d'inizio secolo, che ritraggano il costume di Rivisondoli, sono praticamente inesistenti.

Le uniche disponibili risalgono ai primi anni '50, e fanno parte di una sequenza con un esemplare a colori  che abbiamo utilizzato come avvio di questa sezione. Tutte ritraggono una improbabile contadina, intenta ad attingere l'acqua alla fonte dell'acqua "zolfa"; dispersa la sorgente e distrutta la fonte in conseguenza dell'urbanizzazione turistica della zona con i villini che fagocitarono i terreni coltivati del posto, oggi quest'angolo di Rivisondoli non esiste più.

Ecco perchè arricchiremo la sezione con foto messe a disposizione da entusiasti navigatori del nostro sito, che riprendono momenti di tranquilla quotidianità, ove l'abbigliamento dei presenti ha particolare valenza iconografica.

Meritatamente il posto d'onore spetta alla famosa stampa di Bartolomeo Pinelli, inserita nel riquadro sulla destra.

Essa fu realizzata nel 1816 su commissione del Re Ferdinando I di Borbone, il quale volle far rappresentare dal noto artista romano i costumi più caratteristici dei paesi del suo regno.

 Non è facile al giorno d'oggi dire quanto l'immagine sia aderente alla realtà non solo del mondo contadino, ma anche delle classi più elevate, all'epoca, nel nostro paese.

Non ritroviamo infatti, in nessuna delle rare immagini successive, ne i fiocchi sul corpetto delle donne, ne tantomeno il copricapo dell'uomo, particolari questi probabilmente frutto della fantasia iconografica dell'artista.

 Riportiamo volentieri una curiosità legata a questa immagine, e citata da Guglielmo Magli nel libro " Ricordare Rivisondoli ", presente in bibliografia :

[ Nel  1991 queste stampe furono riprodotte dalla fabbrica napoletana di porcellane - la nuova Capodimonte - su un servizio di piatti (148 pezzi in totale) in occasione della riunione dei Capi di Stato (chiamato il G7) che in quell'anno si tenne a Napoli. A queste illustri persone ed alle loro consorti fu donato  un piatto  sul quale  erano riportati i costumi di ogni  paese. Al Presidente Francese  capitò il piatto con la riproduzione di "Uomo e donna del paese di Rivisondoli"  ]

L'episodio fu riportato al prof. Magli dal collega e amico professore D. Dargent, che conosceva ed apprezzava l'Italia, e che proprio per questo motivo venne consultato dal Presidente Francese per sapere ove si trovasse il paese citato sulla porcellana.

                                                  

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Pastorella alla Fonte

Cartolina viaggiata 18 Agosto 1957 - la didascalia parla di una improbabile "pastorella" intenta a raccogliere l'acqua in una piccola conca, riproduzione ad uso turistico delle conche ben più grandi, che custodivano l'acqua nelle abitazioni che non erano provviste di allaccio alla conduttura comunale.

 

Ed ecco la serie delle cartoline menzionata in precedenza, alle quali è ascrivibile come unico merito la volenterosa ed ingenua attenzione che in quegli anni, trainante il Presepe Vivente, si tornava a mostrare per le tradizioni ed il folclore di Rivisondoli.

Come nota di colore relativamente alla prima foto della sequenza sulla sinistra, evidenziamo il campo alle spalle della fontana, che al momento della foto era dedicato alla coltivazione dell' "erba medica" (Medicago sativa) una leguminosa ad alto tenore proteico e vitaminico, largamente utilizzata come foraggio (la sua coltivazione veniva alternata normalmente a quella del grano, poiché arricchiva il suolo di azoto in modo naturale, dopo l'impoverimento dato dalle coltivazioni precedenti).

Ebbene, si tratta del medesimo campo rappresentato nella sezione dedicata al lavoro nei campi, ripreso da prospettiva a 180° (est - ovest).

Tra i particolari da evidenziare nell'immagine a colori, la terza nella sequenza, sottolineiamo il fazzolettone sul capo nella tipica acconciatura a tre punte che ritroviamo sul capo delle donne Rivisondolesi in diverse immagini d'epoca, e la blusa nera, completa di maniche strette ai polsi, che risalta sulla camiciola candida.

L'immagine, nella sua semplicità è resa ancor più luminosa, a nostro avviso,  dal radioso sorriso di Laurentina, all'epoca componente del coro folcloristico di Rivisondoli.


L'immagine sulla destra riprende un gruppo di donne di Rivisondoli, che fanno bella mostra di se nella cornice della fontana in Piazza, sfoggiando con orgoglio l'abbigliamento che nelle loro intenzioni rappresenta al meglio il costume femminile del nostro paese.

Siamo nei primi anni '6o, quando l'impegno per lo sviluppo turistico in tutta la regione sosteneva la costituzione di gruppi folcloristici nei singoli paesi, i quali partecipavano assiduamente a tutte le manifestazioni che caratterizzavano i principali avvenimenti paesani.

Con simpatia annotiamo che il gruppo è costituito principalmente dalla " Colleria " come da sempre Rivisondoli ha individuato gli abitanti del centro storico,  ru Colle, caratterizzati da forti vincoli di partecipazione comune a tutti gli accadimenti terreni. Indimenticabili sono i canti che hanno accompagnato le funzioni religiose, e tra le cose più terrene il gruppo delle ragazze (sempre corrucciate ed altere) che era costantemente atteso con malcelata apprensione dai giovanotti seduti sulle panchine della Piazza.

   Angioletta      Dora      Clelia      Loreta      Ginesia      Assunta      Teresina

 

Scorrendo la  foto con il puntatore del mouse, questo si attiverà indicando il nome di ciascuna  componente del gruppo.

La nostra riconoscenza come quella dei navigatori del sito si rivolge con simpatia a GINESIA e tutta la sua 'tribù', per il piccolo gioiello che con apprezzabile altruismo hanno posto alla conoscenza della Storia del nostro paese.

A lei, Laurina, Vittorio e Rosario grazie di cuore !!!.

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la Voce di Rivisondoli  


 nonna  Giovanna    Luigino    Edvige

La foto sulla sinistra, scattata agli inizi degli anni '60, riprende un gruppo di giovani rivisondolesi in costume in C.so Regina Elena all'incirca all'altezza della stele, sulla curva in piazza.

L'abbigliamento è quello caratteristico, con il quale all'epoca si cercava di rendere il costume di Rivisondoli, in questo caso molto aderente alla iconografia classica in special  modo per quello femminile.

Oltre all'elegante leggiadria delle forme, che esalta l'ingenua candida semplicità delle ragazze, il costume era completato dal "fazzolettone" che le figuranti indossano nelle varianti in uso corrente tra le popolane.

Meno probabile, al contrario, il costume maschile con cui è abbigliato Luigino.

Completamente dissonanti sono sia la camicia a vistosi quadrettoni, stile old America che i pon pon con i quali veniva ornata la parte terminale dei calzettoni. Il gilet è poi un po' troppo striminzito, per non parlare dell'orologio messo in bella vista. Ma tant'è !!!!!!

Ulteriore elemento di disturbo sono i fiori, nelle composizioni  realizzate con i confetti, i famosi confetti di Sulmona [Pelino e di Carlo] con le quali la coreografia dell'epoca adornava, non sempre a proposito, le "conche" che facevano bella mostra di se in tutte le manifestazioni folcloristiche.

Scorrendo la  foto con il puntatore del mouse, questo si attiverà indicando il nome del  componente del gruppo.

Ed ecco che nella foto a destra ci accoglie il radioso sorriso di Edvige, che  nella fotografia precedente appariva in secondo piano timidamente incuriosita.

Evidente il contrasto con il costume indossato da Giovanna, che può essere identificato come l'abito da festa, e che rivela in anticipo le abilità "sartoriali" da lei manifestate negli anni successivi. Nell'altro costume indossato appare qui più evidente la  fattura artigianale, comunque più vicino all'abbigliamento quotidiano femminile d'inizio '900, salvo che per la "mandrella" ed il corpetto un po' troppo striminziti.  Leggeri "peccati veniali" che trovano immediata compensazione nella "luce" che pervade l'immagine grazie alla luminosità dello sguardo ed al sorriso precedentemente evidenziato. Occhi che hanno lasciato il segno bel cuore di tanti giovanotti del nostro paese, mai dimenticati anche quando Edvige partì per i lontani lidi Canadesi.

Ma tornando al tema, sottolineando la presenza in secondo piano dei personaggi in costume maschile.

Anche qui non  si può parlare del vero costume di Rivisondoli, quanto di un adattamento dell'abbigliamento quotidiano dei contadini.

Manca però il tipico gilet di fustagno, ed il fazzoletto annodato  in  vita è piuttosto folcloristico. Il cappello di paglia a larghe falde veniva poi indossato, e non  frequentemente, soltanto  durante  la  trebbiatura

per proteggersi, oltre che dal sole, principalmente dalla polvere e la pula abbondanti che invadeva "l'ara".

I pantaloni alla "zumpafuosse" sono poi indice della sola indisponibilità delle mamme a seguire puntualmente lo sviluppo, a volte improvviso, dei propri figli.

Non vogliamo però essere ipercritici; desideriamo soltanto sottolineare con bonomia lo spontaneismo, a volte ingenuo, con cui negli anni che precedettero il cosiddetto boom economico e che prepararono lo sviluppo turistico a Rivisondoli, si cercava di accreditare l'aspetto "rurale" del nostro paese.

Impegno supportato sempre da tanta buona volontà, altruismo e spirito d'appartenenza, caratteristiche queste che si riscontrano anche nella foto  della  "Colleria" che appare qualche paragrafo più su, ove tre delle presenti mostrano orgogliose lo scialle "a puntina".

La foto sulla sinistra costituisce uno dei "classici" della iconografia di Rivisondoli.

La presentazione della "Madonnina" sul portale della Chiesa Madre, in una delle edizione, anni cinquanta, del Presepe Vivente.

Questa immagine ci presenta una Ernestina assorta, tutta presa nel ruolo che ha sempre svolto, ed aggiungiamo con grazia, in numerose manifestazioni pubbliche di Rivisondoli. La sua presenza in costume (come p.e. nella seconda foto della sequenza dedicata a padre Costantino) era indimenticabile, e non poche sono le foto che grazie alla sua disponibilità impreziosiscono il nostro sito.

Nella scelta delle immagini presenti in questa pagina abbiamo cercato di rappresentare non solo l'aspetto iconografico del folclore di Rivisondoli, ma ci siamo impegnati per valorizzare almeno in parte la il tocco di leggiadra femminilità di cui il nostro paese non è stato mai avaro.

Non a caso tra i versi con i quali il  prof. Virginio Mazzarella caratterizzò Rivisondoli nella canzone che concludeva sempre ogni manifestazione folcloristica, risaltano le parole " ce sta pure .... ch'è 'na bella quatrarella, se la vide te vè vojia de ..." Espressione davvero azzeccata !!!!.

La rima vincolava su di un solo nome, anche se in realtà la scelta era (fortunatamente) molto più ampia.

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